È agli sgoccioli il processo legislativo della Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD). Tra qualche giorno infatti, precisamente il 31 agosto, avrà luogo il Trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione per giungere alla normativa definitiva.
Dopo l’approvazione ottenuta dal Parlamento Europeo lo scorso 14 marzo, si sono avviati i negoziati. La prima negoziazione si è tenuta a Bruxelles lo scorso 6 giugno. La data del 31 agosto sarà quindi quella decisiva.
La norma nasce allo scopo di ridurre i consumi energetici e le emissioni di anidride carbonica del patrimonio immobiliare dei 27 Stati Membri. Essa rientra nel Progetto Fit for 55, volto alla riduzione del 55% delle emissioni nocive rispetto al 1990 entro il 2030.
L’obiettivo ultimo è il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 attraverso la costruzione e ristrutturazione di immobili.
Entrando, infatti, nello specifico del contenuto della Direttiva, in essa si legge:
“Entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi sarà obbligatorio passare alla classe D. Una promozione che richiede un taglio dei consumi energetici di circa il 25%, con interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. Per arrivare a emissioni zero entro il 2050”.
In sostanza, la norma prevede quanto segue:
- gli immobili residenziali dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033;
- gli edifici con altre destinazioni d’uso dovranno raggiungere la classe energetica E a partire dal 2027 e la classe energetica D a partire dal 2030;
- tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028.
Restano fuori dall’area di applicazione della Direttiva gli edifici:
- collocati nei centri storici;
- protetti dalla Soprintendenza;
- che potrebbero subire una diminuzione di valore architettonico;
- seconde case;
- chiese ed edifici di culto;
- case indipendenti < 50 mq.
I singoli Stati membri, ai fini del conseguimento degli obiettivi stabiliti dalla Direttiva, dovranno presentare dei piani nazionali che seguano un principio guida. Occorrerà, infatti, riqualificare prima di tutto il 15% degli edifici più energivori, procedendo poi progressivamente alla riqualificazione energetica di tutto il patrimonio immobiliare.
Gli interventi di riqualificazione energetica sono sostanzialmente quelli previsti attualmente dal Superbonus:
- coibentazione con cappotto termico,
- installazione di caldaie a condensazione,
- sostituzione degli infissi,
- installazione di impianti fotovoltaici.
Il patrimonio immobiliare italiano è costituito per lo più da edifici costruiti prima del 1990. Pertanto la loro ristrutturazione e riqualificazione energetica necessiterebbe di tempistiche lunghe e costi molto alti. Secondo un’analisi di Enea, per raggiungere gli obiettivi prefissati dall’UE, in Italia 2 case su 3 dovrebbero essere soggette a interventi. Da qui la contrarietà del Governo italiano e dei suoi partiti sostenitori alla Direttiva Case Green.
Obiettivo del Trilogo del 31 agosto sarà, dunque, quello di trovare una soluzione condivisa tra i vari Stati membri affinché la direttiva possa trovare concreta applicazione in tutti i Paesi.
Una volta raggiunto l’accordo unitario e approvata la direttiva, essa comunque non entrerà direttamente in vigore. Si dovrà aspettare il recepimento da parte degli Stati membri, che avverrà probabilmente nel 2025.